L’attenzione (Nigah Dasht)
Nigah significa «vista», «attenzione». Questo principio è l’invito ad essere vigili e ad osservare il proprio cuore e a salvaguardarlo, impedendo che sia preda di pensieri nocivi. Significa essere consapevoli della direzione che la propria attenzione segue, nel momento, e senza formulare giudizi invitarla ad andare in profondità. Essere attenti e ricordare il proprio vero sé. Questa è la chiave del cammino derviscio, lo strumento principale per conoscere te stesso e ciò che rende la tua pratica efficace.
La nostra visione ora è quasi interamente concentrata sulle nostre dinamiche, sul nostro dramma psichico, sull’esteriorità e la reattività delle emozioni e solo una piccola parte di noi guarda nella direzione dell’anima. La pratica corregge questo squilibrio, ci accompagna nel passaggio dal mondo della mente alle regioni dell’anima, dove cessa il dramma e tutto è gioioso, chiaro, ordinato, semplice e luminoso. Ci invita a rimanere lì, a meditare sull’anima.
Khwaja Ubaydullah Ahrar (qas) ha detto: “Il significato di preservare la mente [dai pensieri] non è che il ricercatore può evitare i pensieri all’inizio [dei suoi tentativi], ma piuttosto che i pensieri non disturbano la sua attenzione e presenza [necessaria per il dhikr]. [I pensieri] possono essere paragonati a un filo di paglia caduto sull’acqua in movimento, che tuttavia non ne fa variare il corso”.
Sheikh Abd ul-Khaliq Ghujduwani (qas) ha dichiarato: “Il punto non è che i pensieri non entrano mai nel cuore / mente, ma piuttosto è essere consapevole che a volte lo fanno e a volte non lo fanno.”
Nel cammino derviscio si sviluppa la consapevolezza di essere osservati. Dio infatti ci guarda, ci ascolta in ogni momento.
Il segno di un vero Sheikh è che può monitorare i suoi discepoli almeno tre volte al giorno. Li può sottoporre a delle prove per poi osservare le loro reazioni. Controlla così quanto i suoi studenti siano determinati e pronti.