La centesima testa

piccolabasmalah

C’era una volta un uomo che era arrivato ad uccidere senza rimorso novantanove persone. Un giorno però d’un tratto avvertì qualcosa nel cuore, un tocco, e decise di porre fine a quella malsana spirale.

Andò dal vicino e gli chiese: «Dimmi, tu che conosci la mia storia, esiste una possibilità che Dio mi conceda il Suo perdono?».

«No, è impossibile, novantanove vittime sono troppe, non ci può essere perdono per uno come te» rispose il vicino.
«Beh, se è come dici, allora uno in più non farà alcuna differenza». Così dicendo lo uccise.

L’uomo era arrivato quindi a cento vittime, e il suo cuore continuava a non trovare pace. Questa volta decise di andare a interpellare il saggio del villaggio vicino, il quale interrogato rispose: «Certo, puoi essere perdonato, ma devi cercare la compagnia di persone che seguono la via del bene».

L’uomo nel’ascoltare quelle parole si illuminò, ringraziò il saggio e si mise subito in viaggio alla ricerca dei suoi nuovi compagni. Lungo la strada però, fu sorpreso dalla morte.

In quel momento un gruppo di angeli discese dal Cielo reclamando la sua anima per portarla all’Inferno. Ma di lì a poco sopravvenne un altro gruppo di angeli pronto a prenderla con sé dicendo: «No no, quest’anima è per noi, l’uomo si è pentito prima di morire, dobbiamo portarlo in Paradiso!».

Gli angeli iniziarono così a discutere senza riuscire a trovare una soluzione. Alla fine decisero di portare l’anima alla presenza di Dio, per ascoltare il suo verdetto. L’Onnipotente allora sentenziò: «Misurate la distanza tra la posizione che l’uomo ha lasciato sulla Terra e quella che egli intende raggiungere; se risulta più vicina all’area del bene portatelo in Cielo, se è più vicina all’aerea del male, gettatelo all’Inferno».

Gli angeli eseguirono l’ordine e l’uomo risultò più vicino all’Inferno. Stavano quindi per prenderlo per portarlo là, quando Dio lo spostò dalla posizione in cui si trovava, avvicinandolo al Cielo e gli disse: «Benvenuto dunque nel Mio Paradiso!».